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      VII. - Operando così come abbiam detto (e non si sono esposti che fatti storicamente accertati e generalmente conosciuti) gli Egiziani commettevano un errore. Ignorando l’origine fisica delle inondazioni del Nilo, essi supposero questo fenomeno regolato sul periodo di Sirio e non sulle conversioni del Sole. Ora noi sappiamo calcolare che l’inondazione e i solstizi anticipavano allora sull’apparizione di Sirio di circa 11 minuti ogni anno e di circa 15 giorni in 2000 anni. Prolungando adunque sistematicamente le loro osservazioni per venti o trenta secoli, non v’ha dubbio che essi avrebbero potuto avvedersi dell’errore, ed accertarsi, che se nei primi tempi il solstizio estivo segnava il principio dell’inondazione, verso la fine del loro impero cominciava già a segnarne piuttosto il progresso. Ma è chiaro che non s’avvidero di questo. Un popolo così attaccato alla religione ed agli usi degli avi non poteva facilmente esser persuaso che l’inondazione dipendesse da altra causa che da quelle indicate dalle antiche memorie e dagli antichi riti. Quindi dal principio del loro calendario fino all’epoca romana troviamo sempre Sirio considerato come segnale del principio dell’inondazione.
      VIII. - Similmente se i sacerdoti egiziani, mossi da quella curiosità scientifica che sembra tanto naturale ai moderni, avessero di buon’ora osservato il Sole e paragonato le date dei solstizi estivi con quelle non molto distanti delle apparizioni di Sirio, e continuato a far questo anche soltanto per venti secoli, avrebbero potuto dalla comparazione concludere che il solstizio anticipava di 15 giorni in tale intervallo.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo III
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 336

   





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