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      Se veramente gli Egiziani hanno avuto questo ciclo, dovevano ammettere che 1500 anni vaghi equivalessero a 1499 anni solari; il che suppone la durata dell’anno solare uguale a giorni 365,24349566. Ora secondo i calcoli dei moderni questa durata era, quindici secoli prima di Cristo, uguale a giorni 365,242447. L’errore in più sarebbe stato di giorni 0,001049, o, in frazioni sessagesimali, di 1 minuto 30 ½ secondi. Gli Egiziani adunque avrebbero conosciuto la durata dell’anno solare non solo molto meglio d’Ipparco (che, come è noto, errò di circa 6 minuti in questa determinazione), ma anche meglio di Albatenio, che errò ancora di due minuti e mezzo, sebbene avesse davanti a sè una serie di osservazioni solari esteso per circa 13 secoli da Metone a lui137. Ora siccome il prof. Lepsius suppone che gli Egiziani conoscessero il periodo della Fenice fin dall’anno 2782 a. Cr. in cui ebbe luogo (a quanto pare) la definitiva riforma del loro calendario, saremo condotti alla conclusione legittima che presso quel popolo già si facessero intorno all’anno 4082 a. Cr. (cioè 14 secoli prima del 2782) osservazioni solari in precisione comparabili o superiori a quelle che Metone faceva al suo eliometro nella palestra di Atene. Tale conclusione non sarà facilmente ammessa da tutti, e forse neppure dal medesimo Lepsius, il quale, com’è noto, colloca all’anno 3892 a. Cr. le origini dell’impero egiziano sotto Mene.
      X. - V’ha di più. Dietro l’autorità di alcuni scritti suppositizi appartenenti ai primi secoli dopo l’èra volgare (il così detto Vetus Chronicon, e due libri sedicenti ermetici citati da Sincello coi nomi di ?????? ????? e di ??????????), Lepsius suppone che il periodo completo della precessione fosse presso gli Egiziani di anni vaghi 36525, o di 36500 anni di Sirio: onde poi sembra trarre la conseguenza che Ipparco potesse, su questo modello, aver fondato la sua stima della precessione di un grado in 100 anni e di tutta la circonferenza in 36000 anni138. Io avvertirò che questo numero di 36525 anni si trova in flagrante contraddizione con quello attribuito da Lepsius al periodo della Fenice, e che quindi bisogna sacrificare o l’uno o l’altro o tutti e due.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo III
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 336

   





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