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      Sayce sotto forma di appendice alla sua grande Memoria sull’Astronomia e sull’Astrologia dei Babilonesi143, questa volta con trascrizione e traduzione inglese. Ma il Sayce non si contentò dello studio filologico: associato al signor H. M. Bosanquet presentò nel 1880 alla Società Astronomica di Londra una Memoria144 dove è iniziata anche l’indagine della nostra tavoletta sotto il punto di vista astronomico. In primo luogo essi hanno riconosciuto che le date assegnate ai fenomeni di apparizione e di disparizione di Venere non sono distribuite a caso, ma formano qua e là serie continue più o meno lunghe. In secondo luogo che gli intervalli fra le osservazioni dei fenomeni della medesima specie possono entro ciascuna serie esser considerati come rappresentanti (con approssimazione assai rozza per vero dire) della nota rivoluzione sinodica di Venere che è di 584 giorni, e ne hanno concluso che si tratta di osservazioni realmente eseguite. Essi riconobbero inoltre che non tutto il contenuto è omogeneo. Vi è una parte (quasi la metà) che differisce dal resto non solo per qualche diversità nelle espressioni, ma anche per l’andamento speciale dei numeri, i quali non sembrano adattarsi al periodo di 584 giorni, e sono anzi ordinati secondo intervalli di 769 giorni. Ma a torto i due dotti inglesi han veduto qui un’interpolazione dovuta a capriccio dell’amanuense. La vera spiegazione di questa parte della tavoletta sarà data più avanti. Non mi consta che dopo questo lavoro dei due dotti inglesi la tavoletta K 160 sia stata oggetto di altri studi.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo III
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 336

   





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