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      ŠI GAB per č osservata. In entrambi i documenti da principio prevale ŠI GAB, alla line ŠI. Di questo non sembra si possa trovare altra ragione che un capriccio dell’ultimo copiatore, il quale, dopo aver sempre scritto ŠI GAB per tutto il recto e per le prime quattro o sei linee del verso, pel rimanente trovň piů comodo di scrivere soltanto ŠI. A significar le apparizioni, oltre questi due ideogrammi; l’autore delle Effemeridi ne usa ancora un altro, cioč SAR, il quale nelle Osservazioni non ricorre. Fra diversi concetti espressi ideograficamente dal segno SAR vi č quello, indicato in lingua assira dai verbi zarahu (Sayce) e napahu (Delitzsch)177, di una luce che in qualsivoglia modo comincia a risplendere; sia che si accenda al momento, sia che diventi allora visibile, come quella di un astro sorgente sull’orizzonte o di un altro che faccia la sua apparizione fuori dei crepuscoli. In quest’ultimo senso SAR č applicato qui alle apparizioni di Venere, e l’ho tradotto per comincia a risplendere. Nell’uno dei tre ideogrammi ŠI, ŠI GAB e SAR l’autore delle Effemeridi non procede a caso, ma segue un avvicendamento regolare. Ciascuna delle sue dodici sezioni comincia con un’apparizione segnata ŠI o ŠI GAB, e invariabilmente termina con un’apparizione segnata SAR; questo senza distinzione alcuna fra le apparizioni orientali ed occidentali. Di tale uso alternato non vedo altro motivo che un capriccioso intento di simmetria a cui avrebbe obbedito l’autore delle Effemeridi.
      c) Visibilitŕ ad oriente e ad occidente.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo III
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 336

   





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