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      Perchè soltanto la Luna e Venere, e non tutti gli astri capaci di fare le loro apparizioni e le loro disparizioni?
      Sul fare del giorno noi vediamo scomparire di mano in mano tutte le stelle che ornavano il cielo notturno, prima le più deboli, poi le più brillanti. Tutte rimangono invisibili durante il giorno chiaro. Ed è naturale; quelle stelle che non han potuto vincere un crepuscolo più o meno intenso, non potranno certamente superare la luce completa del giorno. Due astri tuttavia si sottraggono a questa regola comune, Venere e la Luna; la loro luce spesso sfida quella del chiaro giorno, esse possono rimaner visibili anche al cospetto del Sole. Per Venere l’osservazione è stata fatta molte volte nei nostri climi; gli astronomi di Babilonia, esercitatissimi in tutte le osservazioni ad occhio nudo, hanno dovuto farla facilmente e con una certa regolarità184. La Luna già è visibile in presenza del Sole anche prima di arrivare al primo quarto, e tale continua ad essere anche fin dopo l’ultimo quarto. Eppure Venere e la Luna presso le loro congiunzioni col Sole scompaiono affatto nella luce, non solo del giorno, ma anche del crepuscolo. Come si può pretendere che questi astri, oggi capaci di sostener la piena luce del Sole, diventino poi invisibili sotto una luce tanto minore, qual è quella dei crepuscoli al momento in cui fanno la loro disparizione? Di questa apparente contraddizione la scienza dei moderni può dare una spiegazione plausibile, quantunque non sia in grado di fare un’analisi completa ed esatta dei vari elementi dell’intricata materia, la quale in parte implica anche un problema fisiologico.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo III
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 336

   





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