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      L’UTILITÀ DI QUESTO PERIODO È MANIFESTA. SE NOI RIUSCIAMO A DETERMINARE IN TEMPO A NOI VICINO L’EPOCA DI UNA CONGIUNZIONE MEDIA, LA QUALE RISPETTO ALL’EQUINOZIO DI PRIMAVERA ABBIA NELL’ANNO TROPICO LA STESSA POSIZIONE CHE RISULTA PER UNA DELLE CONGIUNZIONI MEDIE DEDUCIBILI DALLE OSSERVAZIONI BABILONESI, POTREMO INFERIRNE CHE L’INTERVALLO FRA LE DUE CONGIUNZIONI È UN MULTIPLO DI ANNI 250,69, E FISSARE IN QUESTO MODO UNA SERIE DI EPOCHE A CUI LE OSSERVAZIONI STESSE POSSONO ESSERE RIFERITE. MA PER GIUNGERE A QUESTO INTERVALLO BISOGNA PRIMA AVER DETERMINATO QUALE FOSSE NEGLI ANNI LUNISOLARI DEL CALENDARIO BABILONESE LA POSIZIONE VARIABILE DELL’EQUINOZIO DI PRIMAVERA RISPETTO AL NOVILUNIO APPARENTE CON CUI COMINCIAVA IL MESE DI NISANNU.
     
      § 8 - IL CALENDARIO BABILONESE E L’EQUINOZIO DI PRIMAVERA.
      Noi assumiamo come provato che il calendario babilonese, a cui si riferiscono le date registrate nella tavoletta K 160, sia un calendario lunisolare simile a quello usato dai Greci, con mesi lunari regolati di quando in quando sull’osservazione apparente, e con anni disuguali ora di 12 ora di 13 lune, determinati in modo da impedire che il principio dell’anno si allontanasse troppo dall’equinozio di primavera. Di ciò le osservazioni stesse che stiamo discutendo offrono certo argomento. Due volte occorre nelle date il mese intercalare Ulûlu II. Inoltre, come si vedrà, la durata della rivoluzione sinodica dedotta da queste osservazioni, si accorda bene colla vera durata soltanto quando si ammette che ciascun mese contenesse all’incirca 29½ giorni.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo III
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 336

   





Greci Ulûlu II