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      Ogni numero esprime in giorni e frazioni centesimali di giorno l’epoca del principio d’ogni mese, cioè del novilunio apparente con cui quel mese comincia. Accanto ad ogni numero è scritto coi soliti numeri romani il nome del mese corrispondente; collocati ciascuno al suo luogo definito qui sopra, stanno i mesi intercalari. La serie dei mesi poi è divisa in gruppi, cioè in anni, or di 12 or di 13 mesi, secondo che l’anno in questione è comune od intercalare. In corrispondenza del primo mese di ogni anno (I = Nisan) è scritto il numero dell’anno a cui quel primo mese appartiene. Gli anni son numerati progressivamente da 1 a 16, contando come 1 quell’anno nel quale sono state fatte le osservazioni (1) e (2). A destra della scala sono collocati al loro posto fra parentesi i numeri delle singole osservazioni, ciascuno accanto al mese in cui l’osservazione fu fatta. Quando ad uno stesso mese corrispondono due numeri, ciò significa che due osservazioni sono state fatte nello spazio di un medesimo mese.
      Epoche degli equinozi di primavera. - A determinare il luogo che sulla nostra scala hanno occupato gli equinozi dei singoli anni, faremo uso delle considerazioni esposte nella discussione del § 8, ed assumeremo come base della ricerca la condizione che nella media di 16 anni il ritardo del 1° di Nisan rispetto all’equinozio di primavera sia stato di N giorni. Supponiamo fissata sulla scala l’epoca del primo equinozio; le epoche degli altri si otterranno facilmente aggiungendo una, due, tre.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo III
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 336

   





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