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      Assai diversamente considerarono la cosa quegli astronomi che incominciarono a stabilire la divisione dell’eclittica, e in generale tutti quelli che ignorarono la precessione. Per essi avendo i segni un legame invariabile colle costellazioni, era un problema importante stabilirne l’origine in modo da ottenere fra gli uni e le altre la corrispondenza più esatta possibile. Nel quinto secolo prima di Cristo troviamo che Metone aveva determinato i limiti dei segni in guisa che l’equinozio di primavera cadeva nell’8° grado dell’Ariete, il solstizio d’estate nell’8° grado del Cancro ecc. Quest’uso fu quasi sens’eccezione adottato posteriormente da tutti gli scrittori sì greci che latini di cose astronomiche, e dagli autori di parapegmi o di calendari rurali fino alla caduta dell’impero d’occidente. Ai tempi di Columella Ipparco era il solo che se ne fosse scostato279. Simile distribuzione prevaleva pure presso gli scrittori d’astrologia, come si può vedere nel poema astrologico attribuito a Manetone280 e presso Manilio281.
      Ora io penso che la comparazione della posizione dei quattro cardini dell’eclittica nell’8° grado dei rispettivi segni colla posizione assegnata nella scuola d’Alessandria ad esempio d’Ipparco, unita alla notizia della precessione, ha dovuto condurre quasi inevitabilmente qualche astrologo all’ipotesi del moto oscillatorio esposta da Teone.
      Io suppongo che un tale astrologo, leggendo qualche libro della sua arte composto 158 anni prima di Cristo e trovatavi la posizione dei cardini nell’8° grado, sia stato condotto all’idea di spiegare la discordanza di questo dato con quello degli astronomi alessandrini per mezzo di un moto retrogrado di quei cardini.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo III
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 336

   





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