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      In un autore di questa fatta, il quale evidentemente è ignaro dei termini tecnici precisi di cui fanno uso gli astronomi nel discorrere di tali cose, non è a stupire che la parola dimensio si faccia servire a designare cose per le quali nessun altro l’ha mai impiegata: basta a persuadersene, leggere la linea 3 della stessa pagina 24, dove si dice che zodiacus non, ut ceteri circuli, certa dimensione finitur; volendo probabilmente significare che non è un circolo definito al modo consueto, ma una zona di qualche larghezza. Nel passo da Lei addotto (linea 8 della stessa pagina 24) arditamente si può supporre che invece di dimensione della sfera, Igino abbia voluto intendere dimensione del circolo massimo della sfera, chè così soltanto, e non altrimenti, corre il senso: il quale poi, com’Ella giustamente pensa, è il seguente: che il cerchio della sfera si suppone diviso in 60 parti, e il mezzo cerchio in 30. La stessa parola dimensio occorre ancora a p. 27 linea 6, a p. 108 linea 8, e a p. 116 linea 9. In questi tre passi, come pure in quello da Lei citato p. 23 linea 3, sotto la parola dimensio si cela manifestamente una balorda trascrizione della parola greca ?????????; [di = ???, mensio = ??????!], intesa dall’autore greco originale nel senso naturale di diametro del circolo o della sfera. Surroghi in questi luoghi diametro a dimensione e vedrà che il senso diventa chiaro. Ciò è sopratutto manifesto nel passo della p. 116. dove prope dimensione è sicuramente una corruzione di ?? ?????????, ex opposito (Solis).


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo III
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 336

   





Igino Solis