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      L’intraprendere un esame degli argomenti con cui Biot crede dimostrare questa scienza così estesa e così antica presso gli Egiziani, sarebbe lavoro troppo lungo e troppo complesso, e qui fuor di luogo. Soltanto oserò dire, che la lettura delle sue celebri Memorie inspira assai più ammirazione per il genio sagace del loro autore e per la prodigiosa fertilità della sua mente nell’immaginare sottili e inaspettate combinazioni, che non intima persuasione della verità dei risultati finali. Una delle basi principali delle sue deduzioni, consistente nell’interpretazione simbolico-astronomica delle divinità protettrici dei mesi egiziani, non è ammessa dai recenti egittologi, e sembra, a dir vero, troppo artificiosa. L’altra base, consistente in una certa relazione fra i segni geroglifici dei mesi e le tre stagioni in cui si divide l’anno egiziano naturale, è stata ammessa da Lepsius e da Rougé, ma fortemente combattuta da Brugsch (nei Matériaux pour servir à la reconstruction du calendrier des anciens Égyptiens, . 34 e seg.; e inoltre pp. 53-54).
      136 LEPSIUS- Chronologie der Alten Aegypter, . 180-196.
      137 Un solstizio di Metone fu osservato l’anno 432 a. Cristo. Albatenio osservava intorno all’anno 880 dell’èra volgare.
      138 LEPSIUS, op. cit., pp. 197 o 210.
      139 IDELER, Handbuch der Chron., . 192-93. LETRONNE, Observations sur l’objet des représentation zodiacales qui nous restent de l’antiquité, . 62. BOECKH. Manetho und die Hundssternperiode, . 54.
      140 BEZOLD, Catalogue of the cuneiform Tablets in the Kujunjik collection of the British Museum.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo III
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 336

   





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