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      184 Se durante l’elongazione occidentale di Venere, 1½ o 2 mesi dopo la congiunzione inferiore, si fissa il pianeta alla mattina quando comincia già ad esser molto offuscato dall’aurora invadente, un occhio acuto e bene esercitato potrà, se l’atmosfera sia ben pura, seguirlo nel suo moto diurno ulteriore anche dopo levato il Sole. Anzi, aiutandosi con facili mezzi per conservare la nozione esatta della direzione visuale, si potrà non perderlo d’occhio, e continuare a vederlo per buona parte della giornata, anche dopo la sua culminazione. La stessa osservazione si può fare anche due mesi prima della congiunzione inferiore, nell’elongazione orientale; ma in questo caso bisogna ricercare il pianeta in pieno giorno, cosa non sempre facile a chi non sia provveduto d’orologio e di circoli. Trovato il pianeta in qualunque modo, sarà agevole seguirlo per tutto il resto del giorno, e nel crepuscolo, e, naturalmente, anche nella notte fino al suo tramontare.
      185 Gli esempi sono numerosissimi; alcuni si possono vedere presso DELITZSCH, Handw., p. 239.
      186 I Babilonesi e gli Assiri avevano una parola propria per esprimere l’osservazione astronomica, cioè tâmarta, nome formato dai verbo amâruche significava vedere, osservare. L’osservatorio era da essi denominato bittâmarti, cioè casa di osservazione. Un astronomo riferisce al re: «il giorno 29 abbiam fatto veglia, ma l’osservatorio era coperto di nuvole, non abbiamo veduto la Luna» (V. III R SI, n. 6; e SAYCE, Transactions of the Society of Biblical Archaeology, Vol.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo III
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 336

   





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