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      Una tale esistenza, benchè condotta con apparenza seriissima ed importantissima, è dunque tanto insensata come un’altra che inalberasse apertamente per insegna la mazza della follia(2).
      Così l’essenziale per la felicità della vita è ciò che si ha in sè stessi. È unicamente perchè la dose ne è d’ordinario così piccola che la maggior parte di coloro che sono già sortiti vittoriosi dalla lotta contro il bisogno, si sentono in fondo tanto infelici come chi si trova ancora nella mischia. La vacuità del loro interno, la scipitezza della loro intelligenza, la povertà del loro spirito, li spingono a cercare la compagnia, ma una compagnia composta di persone a loro simili, perchè similis simile gaudet. Allora comincia in comune la caccia ai passatempi ed ai divertimenti, ch’essi cercano da principio nei godimenti sensuali, nei piaceri d’ogni specie, ed alla fine nelle orgie. La sorgente di questa funesta dissipazione, la quale in un tempo incredibilmente breve fa disperdere grosse eredità a tanti figli di famiglia entrati ricchi nella vita, non è altra davvero che la noia risultante da questa povertà e da questo vuoto dello spirito che abbiamo or ora descritto. Un giovane lanciato così nel mondo, ricco al di fuori ma povero al di dentro, si sforza inutilmente di supplire al difetto della ricchezza interna coll’esterna; ei vuole ricever tutto dal di fuori, simile a quei vecchi che cercano d’attinger nuove forze nel fiato delle giovinette. In tal modo la povertà interna ha finito col produrre anche la povertà esterna.


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Aforismi sulla saggezza nella vita
di Arthur Shopenhauer
Editore Dumolard Milano
1885 pagine 282