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      Infatti, siccome nello stato di civiltà dobbiamo solo alla società la nostra sicurezza e il nostro avere, siccome inoltre in ogni impresa abbiamo bisogno degli altri e ci occorre avere la loro confidenza perchè essi entrino in relazione con noi, l’opinione loro avrà un alto prezzo agli occhi nostri; ma questo prezzo sarà sempre indiretto, ed io non saprei ammettere che essa potesse avere un valore diretto. Tale è pure il parere di Cicerone (Fin., III, 17): Della buona fama poi Crisippo e Diogene invero dicevano che, messa da parte l’utilità, per essa certo non sarebbe da muovere un dito; ciò che io pure affermo altamente. Anche Elvezio nel suo capolavoro Dello spirito (Disc. III, cap. 13), sviluppa a lungo questa verità, e giunge alla conclusione: Noi non amiamo la stima per sè stessa, ma, unicamente per i vantaggi che procura. Ora il mezzo non potendo valere più del fine, la massima pomposa: Prima della vita l’onore, non sarà mai, come già dicemmo, che un’iperbole.
      Ecco quanto sull’onore borghese.
     
      L’onore dell’officio è l’opinione generale che un uomo investito d’un impiego posseda effettivamente tutte le qualità richieste, e adempia appuntino ed in ogni circostanza agli obblighi della sua carica. Quanto più nello Stato la sfera d’azione di un uomo è importante ed estesa, quanto più il posto ch’egli occupa è elevato e potente, tanto più grande deve essere l’opinione che si ha delle qualità intellettuali e morali che ne lo rendono degno; per conseguenza dovrà alzarsi il grado dell’onore che gli si accorda e che si manifesta coi titoli, colle decorazioni, ecc., e l’umiltà nella condotta degli altri a suo riguardo s’accentuerà progressivamente.


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Aforismi sulla saggezza nella vita
di Arthur Shopenhauer
Editore Dumolard Milano
1885 pagine 282

   





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