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      Questa massima fondamentale è disegnata, come si sa, coll’espressione diritto della forza, espressione che implica un’ironia come in tedesco la parola Aberwitz (delirio, demenza), che indica una specie di «Witz» (spirito) che è ben lungi dall’essere del «Witz»; nello stesso ordine d’idee l’onore cavalleresco dovrebbe chiamarsi l’onore della forza.
      6.° Trattando dell’onore borghese, lo abbiamo trovato molto scrupoloso circa i capitoli del tuo e del mio, degli obblighi contratti e della parola data, invece il codice in questione professa su tutti questi punti i principî più nobilmente liberali. Infatti v’ha una sola parola a cui non si deve mancare: «la parola d’onore» vale a dire la parola dopo la quale si ha detto: «sul mio onore», donde risulta la presunzione che si può mancare ad ogni altra parola. Ma anche nel caso in cui si avesse violato la parola d’onore, l’onore, a un bisogno, può esser salvato per mezzo della nota panacea, il duello: siamo tenuti a batterci con chi sostenesse che abbiamo data la nostra parola d’onore. Inoltre non esiste che un solo debito che occorra pagare immancabilmente: il debito di giuoco, che, per questo motivo, si chiama «debito di onore». In quanto agli altri debiti si rubi pure ad Ebrei ed a Cristiani, che ciò non nuoce minimamente all’onore cavalleresco(15).
      Qualunque mente di buona fede riconoscerà a prima vista che un tal codice strano, barbaro e ridicolo dell’onore non può aver la sua origine nell’essenza della natura umana o in una maniera sensata di considerare i rapporti degli uomini fra loro.


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Aforismi sulla saggezza nella vita
di Arthur Shopenhauer
Editore Dumolard Milano
1885 pagine 282

   





Aberwitz Trattando Ebrei Cristiani