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      Ma noi ci tradiamo unicamente coll’idea che è impossibile che non lo si noti; ci precipitiamo così da noi stessi da un’altezza per effetto del capogiro vale a dire del pensiero che non sia possibile di restare solidamente a quel posto e che l’angoscia di esser là sia così straziante che valga meglio abbreviarla: tale illusione si chiama vertigine.
      D’altra parte bisogna tener a mente che tutti, anche coloro che altrove non fanno mostra di perspicacia, sono eccellenti algebristi quando si tratta degli affari personali altrui; su quest’argomento, data una sola quantità, essi sciolgono i più complicati problemi. Se, per esempio, si racconta loro una storia passata sopprimendo i nomi e tutte le altre indicazioni sulle persone, bisogna guardarsi bene dall’introdurre nella narrazione il più piccolo dettaglio positivo e speciale, come la località, o la data, o il nome d’un personaggio secondario, o qualunque cosa che avesse connessione anche lontanissima coll’affare, perocchè essi troverebbero subito una grandezza stabilita positivamente, per mezzo della quale il loro talento algebrico dedurrebbe tutto il resto. L’esaltamento della curiosità in questo caso è tale che col suo ajuto la volontà mette gli sproni sui fianchi dell’intelletto, il quale, spinto in siffatta guisa, giunge ai risultati più lontani. Perciocchè tanto gli uomini hanno scarsa attitudine e curiosità per le verità generali, quanto sono avidi delle verità individuali.
      Ecco perchè il silenzio è stato così istantemente raccomandato da tutti i maestri di saggezza cogli argomenti più svariati in appoggio.


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Aforismi sulla saggezza nella vita
di Arthur Shopenhauer
Editore Dumolard Milano
1885 pagine 282