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      Contro gl’impicci quotidiani, i disgusti leggeri del commercio cogli uomini, le difficoltà insignificanti, le sconvenienze sgarbate, le chiacchere e simili cose ancora, si deve essere invulnerabili, vale a dire non solamente non curarsene e non macchinarci sopra, ma nemmeno avvertirli; non lasciamoci toccare da essi, cacciamoli col piede come i sassi della strada, e non ammettiamoli in nessun modo nell’intimo secreto delle nostre riflessioni e deliberazioni.
      52.° D’ordinario sono semplicemente le loro stesse stupidaggini che la gente chiama destino. Dunque non si potrà mai prendere abbastanza in seria considerazione il bel passo di Omero (Iliade, XXIII, v. 313 e seg.), là dove ei raccomanda la metis, cioè la circospezione. Perocchè se anche le malvagità nostre venissero espiate soltanto nell’altro mondo, si è proprio in questo che si paga il fio delle balordaggini, benchè di tempo in tempo possa accadere che ci venga fatta grazia in luogo di giustizia.
      Non è il carattere violento, ma la prudenza che fa apparire terribili e minacciosi; tanto il cervello dell’uomo è arma più formidabile dell’artiglio del leone.
      L’uomo di mondo più perfetto sarebbe colui che non rimanesse mai paralizzato nell’indecisione, nè mai si lasciasse vincere dalla precipitazione.
      53.° Il coraggio è, dopo la prudenza, una condizione essenziale per la felicità nostra. Certamente non si può dare a sè medesimi nè l’una nè l’altra di queste qualità, che si eredita la prima dal padre, e la seconda dalla madre; tuttavia con proponimenti fermamente presi e coll’esercizio si arriva ad aumentare quella parte che già si possede.


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Aforismi sulla saggezza nella vita
di Arthur Shopenhauer
Editore Dumolard Milano
1885 pagine 282

   





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