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      In qualunque altra età anteriore a questa non si muore che di malattia, dunque prematuramente. — Nel Vecchio Testamento (Salmo 90, 10) la durata della vita umana è valutata di 70 anni, tutto al più di 80; e, cosa più importante, Erodoto (I, 32 e III, 22) dice lo stesso. Ma ciò non è vero, e non è che il risultato di una maniera grossolana e superficiale d’interpretare l’esperienza giornaliera. Perchè, se la durata naturale della vita fosse di 70-80 anni, gli uomini tra 70 e 80 anni dovrebbero morire di vecchiaja; ciocchè non succede: essi muojono di malattia, come i loro cadetti; ora la malattia, essendo essenzialmente una cosa anormale, non costituisce la fine naturale. Non è che tra 90 e 100 anni che diventa normale morir di vecchiaja, senza malattia, senza lotte, senza rantolo, senza convulsioni, qualche volta senza impallidire, in una parola di eutanasia. — Anche sopra questo punto le Upanishadi hanno dunque ragione fissando a 100 anni la durata naturale della vita. (Nota di Schopenhauer).
      (49) Circa 62 nuovi pianeti sono stati scoperti ancora, ma è questa una innovazione di cui non voglio sentir parlare. Così tratto con essi come i professori di filosofia hanno trattato a mio riguardo; non ne voglio sapere, perocchè ciò discrediterebbe la mercanzia che ho in negozio. (Nota dell’Autore).
      (50) Taschenspielerstreich, colpo di giuocatore di bussolotti. (Nota dei Trad.).


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Aforismi sulla saggezza nella vita
di Arthur Shopenhauer
Editore Dumolard Milano
1885 pagine 282

   





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