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      Anzi, questo sarebbe fino a un certo punto riuscito, se il lettore, ciò che è molto naturale, invece di fermarsi solo a quel che è detto di volta in volta, non pensasse anche alle deduzioni possibili: dalla qual cosa, oltre ai molti contrasti effettivamente esistenti con l'opinione dell'epoca e presumibilmente del lettore medesimo, tanti altri ancora possono sorgere anticipati ed arbitrari, che per conseguenza deve presentarsi come vivace disapprovazione ciò che ancora è semplice malinteso. Ma tanto meno si riconosce il malinteso, quando la limpidezza faticosamente raggiunta dell'esposizione e la chiarezza dell'espressione non lasciano forse mai in dubbio sul senso immediato d'ogni luogo del testo; sebbene non possano simultaneamente esprimere i suoi rapporti con tutto il complesso dell'opera. Perciò adunque richiede la prima lettura, come ho avvertito, una pazienza attinta alla fiducia, che nella seconda o molto o tutto sarà visto in ben altra luce. Inoltre il meditato sforzo di raggiungere una più piena e perfino più agevole comprensibilità in un argomento molto difficile dev'esser di scusa se qua e là si trova una ripetizione. Già la struttura del complesso, organica e non disposta a mo' di catena, ha reso necessario il toccar talora due volte lo stesso argomento. Appunto questa struttura, e la strettissima coerenza di tutte le parti, non ha consentito la divisione, d'altro canto per me così apprezzabile, in capitoli e paragrafi; e invece m'ha obbligato a contentarmi di quattro partizioni capitali, come a dire quattro aspetti dell'unico pensiero.


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Il mondo come volontà e rappresentazione
Tomo I
di Arthur Schopenhauer
pagine 254