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      Ma è ancor più sorprendente, quando perfino la conoscenza intuitiva a priori delle relazioni spaziali, e oltre a ciò la conoscenza puramente intellettiva, vengon ricondotte al concetto di sentimento; e in genere d'ogni conoscenza, d'ogni verità, della quale si sia consci solo intuitivamente, ma che non anco è deposta in concetti astratti, vien detto che la si sente. Di ciò intendo, a mo' di chiarimento, riferire alcuni esempi tolti a libri recenti, perché sono prove efficaci della mia spiegazione. Mi rammento d'aver letto nel proemio d'una traduzione tedesca di Euclide, che ai principianti in geometria si debbano far disegnare tutte le figure, prima di procedere alle dimostrazioni; affinchè in tal modo essi sentano la verità geometrica, ancor prima che la dimostrazione dia loro la conoscenza compiuta. Similmente nella Critica della dottrina dei costumi di F. Schleiermacher si parla di sentimento logico e matematico (p. 339), e anche del sentimento d'identità o differenza di due formule (p. 342); inoltre nella Storia della filosofia di Tennemann, vol. I, p. 361, si legge: «Si sentiva, che i sofismi erano sbagliati, ma non si poteva tuttavia scoprirne il difetto». Fin quando questo concetto di sentimento non venga considerato da un giusto punto di vista, e non si riconosca quell'unica caratteristica negativa che gli è propria, esso deve costantemente fornir materia d'equivoci e di contese, per l'eccessiva ampiezza della sua sfera, e per il suo tenue contenuto, affatto negativo e solo unilateralmente determinato.


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Il mondo come volontà e rappresentazione
Tomo I
di Arthur Schopenhauer
pagine 254

   





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