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      Sarebbe un paragone un po' troppo ricercato, il dire che il giuoco di parole sta allo spirito come la parabola del cono superiore rovesciato sta a quella dell'inferiore. Il fraintendimento della parola poi, ossia il quid pro quo, è il calembourg involontario, e sta a questo proprio come la buffoneria all'umorismo. Perciò un uomo duro d'orecchi può, come il buffone, dar materia al riso; e i commediografi scadenti se ne servono in luogo di quello.
      Ho considerato qui il riso unicamente dal lato psichico; sotto l'aspetto fisico si vegga quanto se ne dice nei Parerga, vol. II, Cap. 6, § 96, p. 134 (prima ediz.)23.
      § 14.
      Dopo tutte queste varie considerazioni (le quali è sperabile abbian posto in piena luce la differenza e la relazione fra il modo di conoscere della ragione, ossia il sapere, il concetto, da un lato, e dall'altro la conoscenza immediata nella pura intuizione sensibile e matematica, nonché il suo apprendimento da parte dell'intelletto); e quindi dopo le dilucidazioni episodiche intorno al sentimento ed al riso – cui siamo stati condotti quasi inevitabilmente attraverso l'esame di quella singolare relazione dei nostri modi di conoscenza – riprendo ora a spiegare che cosa sia la scienza: come quella che accanto al linguaggio e all'azione meditata, è il terzo privilegio concesso all'uomo dalla ragione. L'esame generale della scienza, che qui c'incombe, toccherà per una parte la sua forma, per l'altra il fondamento dei suoi giudizi, e finalmente anche il suo contenuto.
      Abbiamo veduto che – facendo eccezione del fondamento della logica pura – nessun altro sapere ha la sua origine nella ragione; bensì, attinto da altra sorgente in qualità di conoscenza intuitiva, nella ragione viene depositato, passando così in un modo di conoscenza affatto diverso: la conoscenza astratta.


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Il mondo come volontà e rappresentazione
Tomo I
di Arthur Schopenhauer
pagine 254

   





Parerga