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      Con le parole di Kant, questo si chiama soddisfare egualmente la legge di omogeneità e quella di specificazione. Ma appunto dal fatto che ciò costituisce la vera perfezione scientifica, deriva che scopo della scienza non è una maggiore certezza, la quale può esser altrettanto data anche dalla più limitata conoscenza singola; bensì una maggior facilità del sapere mediante la forma di esso, o per tal via la possibilità di un sapere compiuto. È quindi opinione corrente ma sbagliata, che il carattere scientifico della conoscenza sta nella maggior certezza, ed altrettanto falsa è l'affermazione che ne deriva, che soltanto la matematica e la logica siano scienze in senso proprio; essendo solo in quelle, a causa della loro completa apriorità, un'incrollabile certezza della conoscenza. Quest'ultimo privilegio non si può contrastare: ma esso non dà loro nessuno speciale monopolio del carattere scientifico, poiché questo consiste non già nella certezza, bensì nella sistematica forma della conoscenza fondata sul graduale discendere dal generale al particolare. Codesto cammino della conoscenza proprio delle scienze (ossia il discender dal generale al particolare), porta con sé che molto in esse poggia sulla derivazione da principi anteriori, e quindi su dimostrazioni. E questo ha provocato l'antico errore, esser vero soltanto ciò che è provato, ed ogni verità abbisognar d'una prova; mentre al contrario ogni prova abbisogna piuttosto d'una verità non provata, che appoggi la prova stessa o anche, alla lor volta, le prove di questa.


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Il mondo come volontà e rappresentazione
Tomo I
di Arthur Schopenhauer
pagine 254

   





Kant