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      Perciò una verità direttamente accertata è da preferire a quella fondata su una dimostrazione, come l'acqua della sorgente è preferibile a quella dell'acquedotto. Intuizione – o pura, a priori, come quella della matematica, o empirica, a posteriori, come quella di tutte le altre scienze – è la sorgente d'ogni verità e il fondamento d'ogni scienza. (Va eccettuata solo la logica, fondata sulla conoscenza non intuitiva, sebbene sia anche immediata conoscenza che la ragione ha delle sue proprie leggi). Non i giudizi provati, né le loro prove: bensì quelli direttamente attinti dall'intuizione e fondati su questa, in luogo d'ogni prova, sono nella scienza quel ch'è il sole nell'universo: perché da essi deriva tutta la luce, dalla quale illuminati splendono gli altri alla lor volta. Fondar direttamente sull'intuizione la verità di codesti giudizi primi; estrarre dall'infinita moltitudine di oggetti reali codesti cardini della scienza: tale è il compito della facoltà giudicante; la quale consiste nel trasferire con giustezza e precisione nella coscienza astratta ciò che è conosciuto intuitivamente, e quindi è intermediaria tra intelletto e ragione. Solo una forza di giudizio eccezionale, superiore alla media, in un individuo, può far davvero avanzare le scienze: ma derivare principi da principi, dimostrare, sillogizzare può ciascuno, sol che abbia sana ragione. All'opposto, deporre e fissare in concetti convenienti, per riflessione, la conoscenza intuitiva; sì che da un lato i caratteri comuni di molti oggetti reali siano pensati con un concetto, e dall'altro con altrettanti concetti i loro caratteri differenti; per modo che il differente, malgrado una parziale concordanza, sia conosciuto e pensato come differente, e l'identico alla sua volta come identico, malgrado una parziale differenza (sempre secondo lo scopo e il punto di vista che in ogni singolo caso predomina), tutto questo fa il giudizio.


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Il mondo come volontà e rappresentazione
Tomo I
di Arthur Schopenhauer
pagine 254