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      Ella è sempre una e sempre la stessa in così diverse manifestazioni, e perciò – come il primo crepuscolo partecipa coi raggi del pieno meriggio del nome di luce solare – in queste ed in quelle deve prendere il nome di volontà: il quale contrassegna ciò che è essenza di ciascuna cosa nel mondo, ed unica sostanza di ogni fenomeno.
      Tuttavia la distanza, o addirittura l'apparenza di un completo divario tra i fenomeni della natura inorganica, e la volontà, che noi percepiamo come l'intimo della nostra propria essenza, viene principalmente dal contrasto fra la regolarità ben determinata dell'una e l'apparente arbitrio sregolato dell'altra classe di fenomeni. Nell'uomo l'individualità si afferma poderosamente: ciascuno ha il suo proprio carattere. Quindi lo stesso motivo non ha su tutti lo stesso potere, e mille circostanze accessorie, che hanno posto nell'ampia sfera di conoscenza d'ogni individuo, ma rimangono ignote agli altri, modificano la sua azione per modo che dal solo motivo non si può determinare in precedenza l'azione; poiché manca l'altro fattore, la precisa cognizione del carattere individuale e della conoscenza che lo accompagna. Invece mostrano qui i fenomeni delle forze naturali l'altro estremo: queste operano secondo leggi generali, senza deviazione, senza individualità, in base a circostanze palesi sottomesse alla più esatta predeterminazione; e la stessa forza naturale si manifesta identicamente in milioni dei suoi fenomeni. Per chiarire questo punto, per mostrare l'identica natura dell'una e indivisibile volontà in tutti i suoi fenomeni tanto diversi – nei più deboli come nei più forti – dobbiamo in primo luogo considerare il rapporto, che la volontà come cosa in sé ha col proprio fenomeno, ossia il rapporto, che il mondo come volontà ha col mondo come rappresentazione.


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Il mondo come volontà e rappresentazione
Tomo I
di Arthur Schopenhauer
pagine 254