Pagina (190/254)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Ma d'altra parte, siffatte discipline non ci mostrano altro che semplici rapporti, relazioni d'una rappresentazione con l'altra, forma senza contenuto. Ciascun contenuto ch'esse ricevano, ciascun fenomeno che riempia quelle forme, comprende già qualcosa di non più conoscibile appieno in tutta la sua essenza, non più spiegabile in tutto mediante un'altra cosa: ossia alcunché privo di base, per cui la conoscenza immantinenti perde in evidenza, e si vede mancar la sua perfetta trasparenza. E questo elemento, che si sottrae all'indagine, è la cosa in sé; è ciò che essenzialmente non è rappresentazione, non oggetto di conoscenza, ma che è diventato conoscibile solo passando in quelle forme. La forma è ad esso dapprima estranea, né esso può mai diventar tutt'uno con lei, non alla semplice forma venir ricondotto; e – poiché la forma è il principio di ragione – non può dar piena ragione di sé. Quindi, se anche tutta la matematica ci dà compiuta conoscenza di ciò, che nei fenomeni è grandezza, posizione, numero – in breve, ogni relazione spaziale e temporale –; se tutta l'etiologia ci indica per intero le regolari condizioni, in cui si producono i fenomeni, con tutte le loro determinazioni, nel tempo e nello spazio (senza insegnarci altro con ciò, se non perché ogni volta ciascun determinato fenomeno debba mostrarsi appunto in un certo momento in un certo spazio, ed appunto in un certo spazio in un certo momento): col loro aiuto tuttavia non penetreremo mai nell'intima essenza delle cose.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Il mondo come volontà e rappresentazione
Tomo I
di Arthur Schopenhauer
pagine 254