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      Poiché ciò, che appunto fornisce l'attività ad una causa – agisca pure questa innumerevoli volte – è una forza naturale, priva come tale del fondamento di ragione; ossia sta del tutto fuor della catena delle cause, e in genere fuor del dominio del principio di ragione. E viene conosciuta filosoficamente come immediata obiettità del volere, che è l'in-sé di tutta la natura. Nell'etiologia – nel caso presente, nella fisica – è indicata come forza primitiva, ossia qualitas occulta.
      Nei gradi superiori dell'obiettità della volontà, vediamo farsi efficacemente avanti l'individualità, in particolar modo nell'uomo, come gran distinzione di caratteri individuali, ossia compiuta personalità; espressa anche esteriormente da una fisonomia individuale nettamente segnata, la quale comprende l'intera conformazione del corpo. Un tal grado di personalità non hanno nemmeno alla lontana gli animali; soltanto gli animali superiori ne hanno una lieve impronta, sulla quale domina tuttavia ancora in tutto e per tutto il carattere della specie, sì che perciò appena si disegna la fisonomia individuale. Quanto più si discende, tanto più ogni traccia di carattere individuale si perde nel carattere generale della specie, la cui fisonomia finisce col regnare da sola. Si conosce il carattere psicologico della specie, e se ne deduce ciò che bisogna attendersi dall'individuo; mentre invece nella specie umana ogni individuo vuol essere studiato e scrutato per sé. E questo è difficilissimo, quando si voglia determinare in anticipazione con qualche sicurezza la condotta di un uomo; perché con la ragione è sottentrata la possibilità della finzione.


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Il mondo come volontà e rappresentazione
Tomo I
di Arthur Schopenhauer
pagine 254