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      I cristalli si disgregano, si mischiano con altre sostanze, una vegetazione vi spunta: una nuova manifestazione di volontà; – e così la stessa permanente materia si potrebbe seguire all'infinito, e vedere come ora l'una, ora l'altra forza naturale acquisti un diritto su di lei e ineluttabilmente lo ghermisca, per entrare in campo e manifestare la propria essenza. La legge di causalità fa conoscere la determinazione di questo diritto, il punto del tempo e dello spazio in cui esso divien valido; ma la spiegazione fondata su di lei non va più oltre. La forza in se stessa è un fenomeno della volontà, e come tale non sottomessa al principio di ragione, ossia senza fondamento di ragione. Essa sta fuori di tutti i tempi, è onnipresente, e sembra attender costantemente il presentarsi delle circostanze, nelle quali può prodursi ed impadronirsi d'una data materia, respingendo la forza che fino a quel momento vi dominava. Il tempo tutto esiste solo per il suo fenomeno, ma non ha importanza per lei; le forze chimiche sonnecchiano per millenni in una materia, prima d'esser liberate dal contatto dei reagenti. Allora appariscono: ma il tempo esiste solo per questa manifestazione, non per le forze medesime. Per millenni sonnecchia il galvanismo nel rame e nello zinco, e questi giacciono quietamente accanto al ferro; il quale, non appena tutti e tre si toccano nelle condizioni volute, deve andare in fiamme. Perfino nel regno organico vediamo un seme disseccato conservare per tremila anni la forza addormentata, che, presentandosi finalmente le circostanze favorevoli, si sviluppa in pianta41.


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Il mondo come volontà e rappresentazione
Tomo I
di Arthur Schopenhauer
pagine 254