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      Ora, se dopo codesta considerazione ci si è fatta chiara la differenza della forza naturale da tutti i suoi fenomeni; se abbiamo compreso, che quella forza è la volontà stessa in un dato grado della sua obiettivazione, ma che ai soli fenomeni, mediante tempo e spazio, appartiene la pluralità, e la legge di causalità non è altro che la determinazione dei singoli fenomeni in un punto del tempo e dello spazio: conosceremo allora anche la piena verità ed il senso profondo della dottrina di Malebranche intorno alle cause occasionali. Questa dottrina, com'egli la espone nelle Recherches de la vérité, particolarmente nel terzo capitolo della seconda parte del sesto libro e negli éclaircissements aggiunti al medesimo capitolo, vale la pena di confrontarla con la mia presente esposizione, notando il perfettissimo accordo delle due dottrine, malgrado tanta diversità nel procedimento del pensiero. Anzi, mi stupisce che Malebranche, tutto irretito nei dogmi positivi, che l'età sua irresistibilmente gl'imponeva, abbia tuttavia saputo, malgrado quei vincoli, sotto un tal peso, coglier con tanta giustezza il vero ed accordarlo con quei dogmi – o almeno con la lettera di essi.
      Gli è che il potere della verità è incredibilmente grande e d'indicibile tenacia. Ne troviamo le tracce frequenti in tutti, anche nei più bizzarri o addirittura più assurdi dogmi di età e paesi diversi: spesso, è vero, in singolare compagnia, in mescolanze stupefacenti – ma tuttavia riconoscibili. La verità rassomiglia a una pianta, che germogli sotto un mucchio di grosse pietre, e tuttavia s'inerpichi verso la luce, affannandosi, con mille rigiri e contorcimenti, deformata, impallidita – ma pur verso la luce.


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Il mondo come volontà e rappresentazione
Tomo I
di Arthur Schopenhauer
pagine 254

   





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