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      Ora, a questo occorre immediato giudizio; perciò così pochi uomini sono capaci di allargare le cognizioni nella fisica, mentre tutti sono capaci di allargare l'esperienza. Pigrizia ed ignoranza dispongono a richiamarsi troppo presto alle forze originarie: come si vede, in un'esagerazione che sembra ironia, nelle entità e quiddità degli scolastici. Niente è più lontano dal mio intendimento, che il favorire un ritorno di queste. Non è lecito riferirsi all'obiettivazione della volontà, invece di dare una spiegazione fisica, più che non sia lecito riferirsi alla forza creatrice di Dio. Imperocché la fisica esige cause, e la volontà non è mai causa. Il suo rapporto col fenomeno non è mai conforme al principio di ragione. Ma ciò che è in sé volontà, per un altro verso esiste come rappresentazione, ossia è fenomeno: come tale segue le leggi, che costituiscono la forma del fenomeno: perciò deve ad esempio ogni movimento, sebbene sia ognora fenomeno di volontà, aver tuttavia una causa, in base alla quale esso è da spiegare in relazione ad un determinato tempo e luogo, ossia non in generale nella sua intima essenza, ma come fenomeno singolo. Questa causa è meccanica nella pietra, è un motivo nel movimento dell'uomo: ma mancare non può mai. Invece, l'universale, la comune essenza di tutti i fenomeni d'una data specie, ciò senza la cui premessa non avrebbe senso né significato alcuna spiegazione causale – questo è la general forza naturale, che nella fisica deve rimaner come qualitas occulta, appunto perché qui la spiegazione etiologica s'arresta e la metafisica incomincia.


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Il mondo come volontà e rappresentazione
Tomo I
di Arthur Schopenhauer
pagine 254

   





Dio