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      E perciò appunto non è più individuo quegli che è assorto in tale intuizione, imperocché proprio l'individualità vi s'è perduta. Egli è invece puro soggetto della conoscenza, fuori della volontà, del dolore, del tempo. Quest'affermazione, ora così ostica (della quale io molto bene so, che conferma il detto di Thomas Paine, du sublime au ridicule il n'y a qu'un pas), apparirà nel seguito di mano in mano più chiara e meno stupefacente. Era la stessa verità che balenava a Spinoza quando scrisse: mens aeterna est, quatenus res sub aeternitatis specie concipit (Eth., V, prop. 31, schol.)4 In siffatta contemplazione accade insieme d'un tratto, che il singolo oggetto diventi idea della propria specie; e l'individuo intuente si faccia puro soggetto del conoscere. L'individuo come tale conosce solo oggetti singoli; il puro soggetto del conoscere, solo idee. Imperocché l'individuo è il soggetto del conoscere nella sua relazione con un determinato, singolo fenomeno della volontà, ed in servizio di esso. Codesto singolo fenomeno della volontà è, in quanto tale, sottomesso al principio di ragione in tutte le sue forme; ogni conoscenza riferentevisi segue perciò anch'essa il principio di ragione, e ai fini della volontà nessuna conoscenza vale se non questa, che per oggetto ha sempre e solamente relazioni. L'individuo conoscente, come tale, e la singola cosa da lui conosciuta sono sempre in qualche luogo, in un dato tempo; sono anelli nella catena delle cause e degli effetti. Il puro soggetto della conoscenza ed il suo correlato – l'idea – sono usciti fuori da tutte quelle forme del principio di ragione: il tempo, il luogo, l'individuo che conosce e l'individuo che viene conosciuto non hanno per essi alcun significato.


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Il mondo come volontà e rappresentazione
Tomo II
di Arthur Schopenhauer
pagine 368

   





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