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      Bisogna tuttavia ben distinguere dai quadri, che hanno per soggetto la parte storica o mitologica del giudaismo e del cristianesimo, quelli, nei quali il verace ossia l'etico genio del cristianesimo viene offerto all'intuizione, rappresentandovisi uomini che di quel genio son pieni. Codeste rappresentazioni sono invero le più alte e ammirabili opere della pittura: riuscite unicamente ai maestri maggiori dell'arte, a Raffaello ed al Correggio – quest'ultimo particolarmente ne' suoi primi quadri. Opere di tal natura non vanno punto annoverate tra le pitture storiche, imperocché di solito non rappresentano un fatto, un'azione: sono bensì semplici gruppi di santi, o del Salvatore medesimo, spesso ancor bambino, con sua madre, angeli, etc. Nei loro volti, e specialmente negli occhi, vediamo l'espressione, il riflesso della più perfetta conoscenza: di quella, che non a singole cose è rivolta, bensì ha pienamente afferrato le idee, ossia l'intero essere del mondo e della vita. La qual conoscenza operando in essi, di ritorno, sulla volontà, non fornisce a questa, come l'altra conoscenza, motivi; ma viceversa è divenuta un quietivo d'ogni volontà, dal quale provengono la perfetta rassegnazione – ch'è lo spirito intimo del cristianesimo come dell'indiana saggezza – la rinunzia a tutte le brame, l'abdicazione, la soppressione della volontà e con essa dell'intera essenza di questo mondo: ossia, la redenzione. Così quei maestri dell'arte in eterno laudati ci espressero intuitivamente con le opere loro la saggezza suprema.


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Il mondo come volontà e rappresentazione
Tomo II
di Arthur Schopenhauer
pagine 368

   





Raffaello Correggio Salvatore