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      Si leggano i lamenti di grandi spiriti, in ogni secolo, intorno ai loro contemporanei: sembrano di oggi, perché la razza è sempre la medesima. In ciascun tempo ed in ciascuna arte la maniera prende il posto del genio, che sempre è proprietà esclusiva di pochi: ma la maniera è come il vecchio vestito smesso della più recente, riconosciuta apparizione del genio. In conseguenza di tutto ciò, il plauso dei posteri non s'acquista di regola se non a costo del successo contemporaneo; e viceversa19.
      § 50.
      Se adunque è fine di tutte le arti il comunicar la percepita idea, la quale appunto per l'interposizione dello spirito dell'artista, in cui apparisce purificata e isolata, diventa alfine accessibile anche a chi abbia ricettività più debole, e nessuna produttività; se inoltre è nell'arte da rigettarsi il muover dal concetto; non potremo per conseguenza approvare, che un'opera d'arte sia intenzionalmente e palesemente destinata all'espressione d'un concetto: com'è il caso dell'allegoria. Un'allegoria è un'opera d'arte, la quale significa alcunché di diverso da quel che rappresenta. Ma ciò che è intuitivo, e quindi anche l'idea, si esprime da sé in modo diretto e compiuto, né ha bisogno di altro intermediario, dal quale esso venga significato velatamente. Quel che in tal modo viene adunque significato e rappresentato mediante alcunché di affatto diverso, non potendo esso medesimo venire offerto all'intuizione, è sempre un concetto. Con l'allegoria viene quindi ognora significato un concetto, e per conseguenza la mente dello spettatore è condotta lungi dall'offertale rappresentazione intuitiva verso un'altra astratta, non intuitiva, che sta tutta fuori dell'opera d'arte: così il quadro o la statua devono compiere quel che compie, solo in modo più completo, la scrittura.


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Il mondo come volontà e rappresentazione
Tomo II
di Arthur Schopenhauer
pagine 368