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      Forma di tal fenomeno sono tempo, spazio e causalità, e quindi, per lor mezzo, individuazione; la qual cosa fa sì, che l'individuo debba nascere e morire; ma essa non tocca la volontà di vivere, della cui manifestazione l'individuo non è che un singolo esempio o saggio, più che il complesso della natura non venga toccato dalla morte di un individuo. Poiché non l'individuo, ma la specie sola importa alla natura, la quale per la conservazione della specie si affatica con ogni sforzo, a quella provvedendo con sì larga prodigalità, mediante la smisurata sovrabbondanza dei germi e la gran forza della fecondità. Invece l'individuo non ha per lei valore alcuno, perché tempo infinito, infinito spazio, e, in tempo e spazio, infinito numero di possibili individui, sono il regno della natura; quindi ella è ognor pronta a lasciar cadere l'individuo, il quale non solo in mille modi, per i più piccoli accidenti, è esposto alla rovina, ma alla rovina è fin da principio destinato e dalla natura stessa condotto, a partir dall'istante, in cui esso è servito alla conservazione della specie. Apertissimamente esprime in ciò la natura medesima quel grande vero, che le idee soltanto, e non gli individui, hanno effettiva realtà, cioè sono compiuta oggettità della volontà. Ora, essendo l'uomo lanatura stessa, nel più alto grado della sua autoconscienza, e la natura non essendo se non l'oggettivata volontà di vivere, può l'uomo, che abbia bene afferrato questa concezione e vi si tenga stretto, consolarsi a giusta ragione della morte sua e degli amici suoi, contemplando l'immortal vita della natura, la quale è lui stesso.


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Il mondo come volontà e rappresentazione
Tomo II
di Arthur Schopenhauer
pagine 368