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      Così va dunque inteso Shiva con il Lingam, e così quegli antichi sarcofagi, i quali con le lor figure della più fervida vita ammoniscono il dolorante contemplatore: Natura non contristatur.
      Che nascita e morte vadano considerate come alcunché spettante alla vita, ed essenziale a codesto fenomeno della volontà, risulta anche dal fatto, che l'una e l'altra ci si presentano semplicemente come espressioni, elevate a più alta potenza, di ciò, in cui pur tutta la rimanente vita consiste. Questa invero è in tutto e per tutto nient'altro che un perenne mutar della materia in un fisso permaner della forma: e non altra è la caducità degli individui di fronte all'eternità della specie. La continuata nutrizione e riproduzione si distingue dalla nascita soltanto per il grado; e soltanto per il grado si distingue la continuata escrezione dalla morte.
      La prima di codeste analogie si mostra, nel modo più semplice e chiaro, nella pianta. Questa è unicamente la ripetizione costante di uno stesso impulso, della sua più semplice fibra, che si aggruppa in foglia e ramo; è un sistematico aggregato di piante consimili, l'una con l'altra sostenentisi, la cui costante riproduzione è il suo unico impulso: per soddisfarlo appieno ella da ultimo ascende, attraverso la scala delle metamorfosi, fino al fiore e al frutto, compendio del suo essere e della sua aspirazione, nel quale per la via più breve consegue ciò ch'era sua meta unica, e d'un tratto compie in mille ciò ch'avea fino allora operato in un solo esemplare: la riproduzione di se stessa.


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Il mondo come volontà e rappresentazione
Tomo II
di Arthur Schopenhauer
pagine 368

   





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