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      Una più ampia esposizione di quella capacità deliberativa, e della derivante varietà dell'arbitrio umano e animale, si trova nell'opera I due problemi fondamentali dell'etica (1a ed., pp. 35 sgg.), alla quale rinvio dunque per tale soggetto. D'altronde codesta capacità deliberativa dell'uomo appartiene anch'essa alle cose, che fanno la sua vita tanto più tormentosa di quella degli animali; perché i nostri maggiori dolori in genere non stanno nel presente, come rappresentazioni intuitive o sentimento immediato, bensì nella ragione, come concetti astratti, torturanti pensieri, da cui è affatto libero l'animale, che vive soltanto nel presente, e quindi in invidiabile assenza di pensiero.
      La suesposta dipendenza dell'umana capacità deliberativa della facoltà del pensare in abstracto, e quindi del giudicare e dedurre, sembra esser quella che ha traviato tanto Cartesio quanto Spinoza, facendo loro identificar le decisioni della volontà con la facoltà di affermare e negare (che è il giudizio), dal che Cartesio dedusse esser la volontà, secondo lui indifferentemente libera, responsabile anche di ogni errore teorico. Spinoza ne dedusse invece esser la volontà determinata necessariamente dai motivi, come il giudizio dalle ragioni43; il che ha del resto il suo valore, ma tuttavia si presenta come una conclusione esatta da false premesse.
      La dimostrata varietà del modo onde l'animale e l'uomo vengono mossi da motivi, estende di molto la sua influenza sull'essere d'entrambi, ed è causa precipua del profondo e visibilissimo divario nella loro esistenza.


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Il mondo come volontà e rappresentazione
Tomo II
di Arthur Schopenhauer
pagine 368

   





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