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      Nella stessa misura dunque, onde la conoscenza perviene alla chiarezza, e la conscienza si eleva, cresce anche il tormento, che raggiunge perciò il suo massimo grado nell'uomo; e anche qui tanto più, quanto più l'uomo distintamente conosce ed è più intelligente. Quegli, in cui vive il genio, soffre più di tutti. In questo senso, ossia rispetto alla conoscenza in genere, e non già al semplice sapere astratto, io intendo e adopro qui quel detto del Kohelet: Qui auget scientiam, auget et dolorem. Tal preciso rapporto tra il grado della conscienza e quel dolore ha oltremodo bellamente espresso in un disegno quel filosofo pittore, o dipingente filosofo, che fu Tischbein. La superior metà del suo foglio rappresenta donne, alle quali vengono rapiti i figli, e che in diversi gruppi e atteggiamenti manifestano il profondo materno dolore, angoscia, disperazione, variamente; l'inferior metà del foglio mostra, in affatto pari disposizione e aggruppamento, pecore, a cui si portano via gli agnellini: sì che a ogni umana testa, a ogni umano atteggiamento sulla metà superiore del foglio, corrisponde là sotto un'animalesca analogia. E quivi si vede chiaramente, come il dolore possibile all'ottusa conscienza animale si comporti di fronte al possente strazio, che solo fu reso possibile dalla limpidità del conoscere, dalla chiarità della conscienza.
      Studieremo perciò nell'umana esistenza l'intimo ed essenziale destino della volontà. Ciascuno ritroverà facilmente nella vita dell'animale le stesse condizioni, soltanto più deboli, espresse in gradi diversi; e, guardando anche la sofferente animalità, avrà di che convincersi abbastanza che sostanzialmente ogni vita è dolore.


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Il mondo come volontà e rappresentazione
Tomo II
di Arthur Schopenhauer
pagine 368

   





Kohelet Tischbein