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      La melodia è sempre una deviazione dal tono fondamentale, con mille strani andirivieni, fino alla più dolorosa dissonanza, indi ritorna da ultimo al tono fondamentale, che esprime l'appagamento e il rasserenarsi della volontà, ma col quale non c'è più in seguito altro da fare, e prolungato a lungo genererebbe solo una pesante e inespressiva monotonia, analoga alla noia.
      Tutto quanto dovevano chiarire queste considerazioni, l'irraggiungibilità di durevole soddisfazione e il valore negativo d'ogni felicità, trova spiegazione in ciò ch'è mostrato alla fine del secondo libro; che cioè la volontà, di cui è oggettivazione la vita umana come ogni fenomeno, è un aspirar senza mèta e senza fine. L'impronta di questa infinità troviamo stampata anche in tutte le parti del suo intero fenomeno, dalla forma più generale di questo, spazio e tempo senza fine, al più perfetto di tutti i fenomeni, alla vita e all'ansia degli uomini. Si possono teoricamente ammettere tre estremi della vita umana, e considerarli come elementi della vita realmente umana. In primo luogo, il poderoso volere, le grandi passioni (Ragia-Cuna). Apparisce nei grandi caratteri storici; è rappresentato nell'epos e nel dramma: ma può mostrarsi anche in una piccola sfera, perché la grandezza degli oggetti si misura qui solo secondo il grado, in cui quelli muovono la volontà, e non secondo i loro rapporti esterni. Indi, in secondo luogo, il puro conoscere, il percepir le idee, che ha per condizione una conoscenza emancipata dal servigio della volontà: la vita del genio (Sattva-Guna). Finalmente, in terzo luogo, la massima letargia della volontà, e quindi della conoscenza che ne dipende: vuota aspirazione, paralizzante noia (Tama-Guna). La vita individuale, lungi dal permanere in uno di codesti estremi, appena raramente li tocca, ed il più spesso non è che fiacco e vacillante appressarsi ora a questa ora a quella parte, un povero volere oggetti meschini, che ognora si rinnova e così ci sottrae alla noia.


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Il mondo come volontà e rappresentazione
Tomo II
di Arthur Schopenhauer
pagine 368

   





Ragia-Cuna Sattva-Guna Tama-Guna