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      I genitali sono, molto più di qualsivoglia altra parte del corpo, alla semplice volontà e non alla conoscenza soggetti: anzi, la volontà vi si mostra pressoché altrettanto indipendente dalla conoscenza, quanto nelle parti che, dietro semplici stimoli, servono alla vita vegetativa, alla riproduzione; parti in cui la volontà agisce cieca, come nella natura priva di conoscenza. Imperocché il generare non è che una riproduzione trapassata in un nuovo individuo, quasi riproduzione in seconda potenza, come la morte non è che escrezione in seconda potenza. In conseguenza di tutto ciò i genitali sono il vero e proprio fuoco della volontà, e quindi il polo opposto al cervello, al rappresentante della conoscenza, ossia all'altra parte del mondo, al mondo come rappresentazione. Quelli sono il principio conservatore della vita, che vita senza fine assicura al tempo; e in tal qualità furon dai Greci venerati nel Phallus, dagl'Indiani nel Lingam, i quali sono adunque il simbolo dell'affermazione della volontà. La conoscenza invece rende possibile la soppressione del volere, la redenzione mediante libertà, il superamento e l'annientamento del mondo.
      Già al principio di questo quarto libro abbiamo estesamente studiato, come la volontà di vivere abbia da guardare nella sua affermazione il proprio rapporto con la morte: questa non la tocca, perché sta nella vita come alcunché d'implicito in lei, e che a lei spetta. Alla morte fa da eguale contrappeso il suo opposto, la generazione; la quale, malgrado la morte dell'individuo, assicura e garantisce per sempre la vita alla volontà di vivere.


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Il mondo come volontà e rappresentazione
Tomo II
di Arthur Schopenhauer
pagine 368

   





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