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      Per ciò esprimere, diedero gl'Indiani il Lingam come attributo al Dio della morte Shiva. Colà abbiamo pure dimostrato come chi stia con piena consapevolezza fermo nella risoluta affermazione della vita, guarda senza paura la morte.
      Su ciò adunque non altre parole. Senza chiara consapevolezza, la maggior parte degli uomini è di questo sentimento, e afferma costantemente la vita. Come specchio di tale affermazione sussiste il mondo, con individui innumerabili, in tempo infinito e infinito spazio, e infinito dolore, tra generazione e morte senza fine. Ma di ciò da nessuna parte è lecito alzare altri lamenti: perché la volontà esegue a sue spese la grande tragedia e commedia, ed è anche il suo proprio spettatore. Il mondo è per l'appunto quello che è, perché la volontà, di cui esso è fenomeno, è quella che è; perché la volontà così vuole. Per i dolori la giustificazione è che la volontà anche quivi afferma se stessa; e quest'affermazione è giustificata e compensata dal fatto, che la volontà quei dolori patisce. Ci si apre già qui un'occhiata sulla eterna giustizia, in complesso; in seguito la conosceremo più da vicino e più chiaramente anche nel particolare. Tuttavia occorre prima parlare della giustizia temporale o umana47.
      § 61.
      Ci sovviene, dal secondo libro, che nella natura intera, in ogni grado dell'oggettivazione della volontà, necessariamente era una lotta perenne tra gli individui di tutte le specie, e con ciò appunto si esprimeva un intimo contrasto della volontà di vivere con se medesima.


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Il mondo come volontà e rappresentazione
Tomo II
di Arthur Schopenhauer
pagine 368

   





Indiani Lingam Dio Shiva