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      Fino allora vive appena nella più intima profondità della sua conscienza l'oscurissimo sentore, che quel mondo non gli sia poi veramente tanto straniero, bensì abbia con lui una relazione, dalla quale il principium individuationis non può proteggerlo. Da codesto presentimento viene quell'invincibile terrore, comune a tutti gli uomini (e fors'anche agli animali più intelligenti) che li coglie all'improvviso, quando per un caso purchessia smarriscono la guida del principii individuationis, allorché il principio di ragione in una qualunque delle sue forme sembra avere un'eccezione: per esempio, quando pare che si produca una mutazione senza causa, o un morto ritorni, o in qualsiasi maniera il passato o il futuro si faccian presenti, o il lontano vicino. L'orribile sbigottimento per tali cose si fonda sul fatto, che essi si smarriscono rispetto alle forme conoscitive del fenomeno, le quali sole tengono distinto il lor proprio individuo dal resto del mondo. Ma tale distinzione sta semplicemente nel fenomeno, e non nella cosa in sé: su ciò appunto poggia l'eterna giustizia. In effetti ogni godimento temporale si basa ed ogni saggezza si muove sopra un terreno minato. Godimento e saggezza proteggono l'uomo dalle sventure e gli procacciano piaceri; ma la personalità è semplice fenomeno, e la sua varietà dagli altri individui, nonché l'esser priva dei dolori che questi sopportano, dipendono dalla forma del fenomeno, dal principio individuationis. Secondo la vera essenza delle cose, ciascuno ha da cons


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Il mondo come volontà e rappresentazione
Tomo II
di Arthur Schopenhauer
pagine 368