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      Ma ci succede come a chi tira una palla contro una roccia. In India non potranno metter mai radice le nostre religioni: la sapienza originaria dell'uman genere non sarà soppiantata dagli accidenti successi in Galilea. Viceversa torna l'indiana sapienza a fluire verso l'Europa, e produrrà una fondamentale mutazione nel nostro sapere e pensare.
      § 64.
      Ma ora procediamo dalla nostra posizione non mitica, bensì filosofica, dell'eterna giustizia, alle connesse considerazioni sul valore etico dell'azione e della coscienza, la quale è il conoscimento sentito di quel valore. Voglio solo, in questo luogo, richiamar dapprima l'attenzione su due particolarità dell'umana natura, le quali posson contribuire a render chiaro come ciascun uomo abbia la consapevolezza, almeno come sentimento oscuro, dell'essenza di quella eterna giustizia, e del suo fondamento, ch'è l'unità e l'identità della volontà in tutti i suoi fenomeni. Affatto indipendentemente dallo scopo, che dimostrammo aver lo Stato nell'infliggere la pena, scopo su cui poggia il diritto punitivo, quando una cattiva azione è stata commessa dà soddisfazione non solo all'offeso (il quale di solito è acceso da sete di vendetta), ma anche allo spettatore più indifferente, il vedere che quegli, il quale cagionò altrui un dolore, patisca a sua volta dolore in egual misura. A me pare che qui si esprima nient'altro se non la conscienza di quella eterna giustizia; conscienza che tuttavia da una mente non purificata vien tosto malcompresa e falsata; perché questa, irretita nel principio individuationis, cade in un'anfibolia di concetti, e pretende dal fenomeno ciò che spetta solo alla cosa in sé. Né comprende, come in sé l'offensore e l'offeso siano tutt'uno, e sia una medesima essenza la quale, non riconoscendo se stessa nel suo proprio fenomeno, porta tanto l'affanno quanto la colpa.


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Il mondo come volontà e rappresentazione
Tomo II
di Arthur Schopenhauer
pagine 368

   





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