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      Si scuopre però che il tufo principia a ricever l'essere di detto mezzo minerale corrompendo le proprie parti; perciocché evidentemente si conosce che quell'umore che trasuda dalla miniera, arrivato a' sassi del detto tufo s'introduce in quelli, e li calcina e li corrompe per quella strada che più facile gli permette il verso del sasso, cioè a linee, segregandoli a fette, e dopo d'averli quasi lamine ridotti o sgranati, lo stesso sale fermentandosi supera ogni lor parte; e questo con tanta più puntualità ho scorto messo in pratica, quanto in durezza e grossezza si è di qualità e quantità maggiore il sasso che vien tocco da quell'umore attivo. Nelle piccole pietruzze non ho potuto osservare l'istesso; e sia o perché non faccia molto contrasto a quell'acqua forte la picciolezza del corpo, o che per la picciolezza ci viene negata in quei corpicciuoli la medesima soddisfazione. Pure, a mio credere, devono supporsi per la medesima strada ridotti in sostanza aluminosa. Siasi come si voglia, non vi è dubbio che riempiute di nuovo le cave della materia indifferente di quel terreno, in breve tutto sarà convertito in sostanze d'alume, perché non dura molta fatica, ne straccherà giammai d'operare secondo la sua natura e prorprietà l'effluvio operante di quel tal luogo. Così per appunto avviene nelle miniere del sale nelle montagne di Ragalmuto, terra dell'isola di Sicilia, che riempiute quelle cave ad arte da' paesani del disciolto e vicin terraccio, lo stesso in poco spazio di tempo rassodato e purificato, non si distinguerà in lucidezza dal cavato poco avanti; per la qual cosa sono persuaso a credere che la stessa maniera d'operare tenga nel multiplicare i minerali più forti, cioè i metalli, la Natura, la quale, se bene considereremo, è abile ed inclinata a produrre infinite cose, usando spesso il medesimo stile.


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La vana speculazione disingannata dal senso
di Agostino Scilla
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