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      Passa quindi l'istesso Autore ad impugnare e burlarsi d'Orosio: "Sed et Paulus Orosius diluvij, quod Nohae tempore effusum fuit, argumenta illa esse prodidit, quod locis quibusdam montes longè ad aquis dissiti, et conchis, et ostreis adhuc scatere visuntur. Verum parum illustria haec sunt illuvionis signa." Ecco il perché. "Constat enim, conchas, et ostrea, non solum in mari, sed etiam in montibus, et terrae visceribus, pro loci natura, inter calculos gigni, et si lacus, aquaeve copiosiores absint, quid?" Molto, risponderà colui che sarà informato de' luoghi ch'egli riferisce, trascrivendo Ateneo; perciocché non saranno totalmente asciutti, come il Guilandino l'ha creduto, e non si parlerà d'animali simili a quelli dalla veduta de' quali si persuase Orosio a stimarli necessariamente generati nel mare. Ella non si rincresca di ripassarli in Ateneo e di dar'anche un'occhiata al suo commentatore Casaubono, ottimo letterato ma non di Cattolica erudizione, che al certo comprenderà che i detti animali nacquero nell'acque; e quelli che alcuni dicono fossili ebbero anche il principio nell'acque, ma dopo, per cagione di pascolo insinuati nel limo, overo per essere di natura doppia a somiglianza delle rane, e simili, che in secco e nell'acque vivono: non mai però ella leggerà de' fossili pesci, che siano alle Orate, Pescispada, Canicole e Lamie conformi; sì bene pesci buoni al gusto, che non conchiude istessità, ed in conseguenza non siamo obbligati a farne conto, essendo possibile che la Natura abbia generato pesci ne' laghi o altra umidità d'una tal particolare spezie, che possano dimorare anche nell'asciutta rena; ma ciò molto lontano da' nostri paesi.


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La vana speculazione disingannata dal senso
di Agostino Scilla
pagine 122

   





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