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      Abbandoniamoli dunque, e voltiamoci alle Glossopietre di Malta, che possiamo maneggiare, osservare e di esse discorrere.
      Quinto. Desidererei che non fossero determinate le maniere tenute dalla Natura nel petrificare le cose; perciocché essa averà migliaia di strade da fare i fatti suoi, che noi non le sappiamo; tanto più che non possiamo sufficientemente provare che in tale operazione vi bisognino fonti di Natura petrificanti, per insassirle com'ella par che voglia; bastando una qualche umidità o un sale o una tale disposizione del terreno che abbia l'attività di farlo. E se ci vogliamo rimettere a Gio Daniele Maggiore, che diffusamente nel suo trattatino de Serpentibus petrefactis(17) parla della petrificazione delle cose, potremmo credere che nella Natura vi sia un certo sale volatile, che altri dice spirito lapidifico, che indurisce e rende quasi di puro sasso tutti i corpi ne quali egli si introduce. Il che fu prima pensato e tenuto dal Peireschi, uomo d'ingegno e d'idea nobilissima, e tale che meritò la fatica del gran Gassendo, che la sua Vita come un modello di ben filosofare ci espose. Ella potrà con suo comodo ripassarne il luogo da me notato, ma non riceverà molta soddisfazione in alcuno de' capi sopra de' quali discorriamo; perché egli è opposto totalmente a tutto ciò ch'ella pretende(18). Questo sia detto per lasciar correre liberamente quel piccolo fonte di Malta, senz'addossargli l'obbligo di far tante durezze.
      Sesto. Vorrei per conceduto che le cose che noi non sappiamo e che non abbiamo veduto siano con verità in numero infinitamente maggiore dell'altre che sappiamo e che abbiamo veduto.


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La vana speculazione disingannata dal senso
di Agostino Scilla
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