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      E per ultimo mi dichiaro alla sua cortesia obbligatissimo per avermi inviato quelle galanterie impietrate di costest'Isola, le quali sono state abbracciate a me e ricevute come vivi e favorevoli testimoni di quel che andava prima pensando, avendo reso il mio dubitare più ragionevole; come al fine di questa forse dimostrerò.
      Or vengo a' motivi che possono impedire l'opinione d'alcuni e mia, cioè che le Glossopietre di Malta, o altro, siano frantumi di varij animali; ma prima leverò di mezzo le conchiglie dell'Imperato, chiamate Bugardie, e tutti gli altri turbini, i quali non sono degni di considerazione, per essere mere conglutinazioni di limo ne' gusci che servirono di forma a queste che veggiamo; e così non possono indurci a considerare come abbiano potuto (ella scrive) racchiudere l'animale dentro; perciocché, come ho detto, sono figura dello spazio stesso nel quale l'animale viveva, e non conchiglie o turbini; e posto che possa essersi assodato il racchiuso limo e disfatta la vera conchiglia, non sarà gran fatto vederle nell'umida e tenera creta; perché questa può aver corrotto la scorza di fuori e non danneggiato un sasso ben sodo di quella fatta, che veggiamo essere quei ch'ella chiama Bugardie e turbini.
      Ne mi fermerà medesimamente l'apportata considerazione della quantità che suppone essersi cavata di Glossopietre dall'Isola, per essere questo luogo un tratto rettorico più tosto che un'argomento da far colpo; essendo ben certo che non faranno caso le molte scatoline di dette robbe, comparate e considerate con le cave e miniere di un'Isola di sessanta miglia di giro, com'è cotesta di Malta; quando non può recare maraviglia ne può fondare argomento alcuno, simile al preteso, il soprannominato monte Testaccio di Roma, il quale non gira maggiore spazio d'un terzo di miglio e non s'osserva diminuito, ancorché tutte le fabbriche d'una Città vastissima, com'è Roma, egli abbia sumministrato, e sumministri buona e considerabile quantità di se stesso; e ciò si deve considerare da un tempo altissimo in qua e per l'avvenire, se pur bisogna.


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La vana speculazione disingannata dal senso
di Agostino Scilla
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