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      Mostrerò, a chi vorrà vederle, Glossopietre corrose, limate, corrotte per lo più nella radice, che non ebbe mai crosta, spezzate, intere; ma tutte però similissime, anzi istessissime a' denti di Lamie, Canicole e simili. Parimente m'offerisco di sottomettere al senso molti e molti gusci di testacei cavati dalle rocche e ne' monti, de' quali non posso darmi a credere che si pretenda il medesimo che de' denti, essendo essi corpi leggieri, galleggianti e facili ad ubbidire a qualunque spinta, benché piccola, che assegnaremmo nell'acque; ed in conseguenza non devono mostrare altro, salvo che il danno ricevuto dal peso e dalla umidità, com'effettivamente quasi tutti si riconoscono oppressi, spogliati dalle spine e rilassati nelle ligature, le quali, essendo membranose, con facilità si corruppero nell'umido limo; e se il tutto conchiude a favor mio, sarà bene passare alla difficultà proposta avanti alla già considerata.
      A prima faccia sembrommi mostruoso il sentire che nelle viscere umane si sogliano generare testacei; ed il non poter dubitare dell'istoria rapportatami da huomo ch'è il tipo della sincerità mi stordì maggiormente. Pure avendoci pensato alquanto, m'accorsi che tolta una superficiale conghiettura non resta altro che c'impedisca. Ho considerato in due maniere il fatto; cioè: o noi doveremo stimare le sopradette lumachine perfetti animali, overo corpi a somiglianza del guscio di quelli generati in quei luoghi del corpo umano. Dico che per l'una o per l'altra maniera non siamo costretti a mutar parere.


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La vana speculazione disingannata dal senso
di Agostino Scilla
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