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      Venghiamo alla pratica; se affermeremo perfetti animalucci quelle lumachine, noi non siamo nel caso, perché so che per istrade a me e forse ad altri incognite, e per accidenti varijssimi, può giugnere nelle nostre viscere un'infinità di semi estranei, i quali non trovando alle volte impedimento che proibisca loro il progresso determinato dalla spezie di esso seme, si possono avanzare ed offerirci stravaganze non dissimili alle raccontate dal famosissimo Bartolini in una delle sue Centurie, in cui si leggono molte storie d'essersi osservata nelle viscere umane grande e varia quantità d'animali, il che direttamente, come dissi, non fa al caso nostro; perciocché io pretendo principalmente che siano stati veri ed animati i gusci tutti, che riscontriamo petrificati fra terra; che se poi questi fossero ivi generati o nel mare, e colà trasportati, egli è un'altro problema a cui, come sopra ho cennato, si soddisfarà chiaramente con l'osservazione de' luoghi ove si veggono, e da infinite altre congruenze si caverà un'intero appagamento del senso e dell'intelletto, come appresso mostrerò. Per ora intendo solamente d'oppormi alla rotta e smembrata e, per dirla, sognata generazione di coloro i quali vorrebono che la Natura avesse scherzato, per appunto come fantastica il loro cervello; che però passo a considerare le addotte lumachine non animate, ma quasi configurazione sassea prodotta ne' luoghi riferiti di sopra overo altrove. Sono elle al numero di quattro ma tutte lumachine, non già una conchiglietta o un'echino o altre sì fatte e varie figure.


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La vana speculazione disingannata dal senso
di Agostino Scilla
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