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      Si soddisfacia V. S. Questo è il disegno puntualissimo d'un sasso bianco da cotest'Isola inviatomi (a)(54) il quale conserva una parte di mascella con tre denti incassati. Non mancherò di farglielo capitare, acciocché goda in esso un composto di sassolini, conchigliette ed anche qualche dente di quei tondi, volgarmente detti occhi di serpi; sopra tutto fa al proposito della mia prova il vedere replicato uno, due e tre denti; e questi con le loro radici fitte gagliardamente nell'osso A. mascellare, che impietrato mostra anche nella parte rotta la midolla alquanto spugnosa, a differenza della crosta di fuori ch'è d'osso più sodo e ligato. Bellissima cosa a vedere; perciocché s'oppone a coloro che non vogliono servirsi de gli occhi in tante altre testimonianze. Egli è certamente questo sasso una parte petrificata d'un qualche animale, e tale che ogn'uno di sano giudicio così l'affermerà: "Ex ipso aspectu, effigie rei, et tota substantia: ac neminem — riscaldato per altra consimile verità scrive il Colonna(55) — censemus tam crassa minerva natura, qui statim primo intuitu non affirmarit dentes esse osseos, non lapideos"; e con tanta più ragione quanto che non sono privi della parte mascellare, nella quale crebbero con progresso e disposizione non sofistica ma naturale.
      Decimo. Ecco una delle serpi di Malta (a)(56), non già di quelle che perderono il veleno per miracolo del Glorioso S>. Apostolo Paolo, ma delle vanamente stimate impietrate, cha a' troppo semplici pure riescono velenose alla fantasia ed infeste alla verità. Furono, senza dubbio, non serpi ma gusci d'alcuni vermini di mare, come bene osservò l'Aldrovandi, che ne figura alcuni al Terzo De Testaceis(57), ed io li trovo copiosissimi nelle nostre rocche, anzi nella parte chiamata il secco del Porto della città di Messina, attaccati a' sassi con sì bizzare ritorte che spiegano graziosamente i molti e stravaganti avviticchiamenti delle vere serpi.


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La vana speculazione disingannata dal senso
di Agostino Scilla
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