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      Chiamansi volgarmente qui da noi Vetri di mare, ed io n'esporrò alcuni in disegno (b)(58) acciocch'ella vegga che la spezie è l'istessa, e dalla loro corrispondenza possa comprendere la verità, cioè che dal mare furono ributtati cotesti che si veggono ne' tufi in qualche tempo, e lasciati nell'isola insieme con ogni altra cosa che alla giornata si scorge.
      Per ultimo. Il più nerboruto argomento di quanti mai se ne possano accumulare, e più certo di qualunque dimostrazione Matematica a mio senno si è. Che le cose inviatemi per dissuadermi, e procurate tali e a tal effetto da un suo pari, ed insieme per istabilire il contrario di quel ch'io sostento, m'hanno dato tanto lume per confermarmi quel ch'io era prima; quelle dunque che potrei scegliere da coteste rocche io, che preoccupato non sono da opinione alcuna, renderebbono con la loro testimonianza indubitatamente il tutto per robba forestiera ammassata costì nel tempo che fa Iddio; e perché questi volle che da per tutto vi fossero segnali della sua giustizia e della facilità con che può gastigare l'ingrato genere de gli huomini, perciò in mille luoghi ci mostra che il mare a' suoi cenni è stato ministro ubbidiente anche contro la condizione propria, viaggiando sopra gli altissimi monti ne' quali per ogni passo ha lasciato i riscontri per rinfacciamento di chi non crede il potere del suo Creatore.
      Quindi noi caveremo e ragione d'ammirare la potenza dell'Onnipotente e la certezza, se pur'è possibile, del nostro lecito, virtuoso ed onorato litigio; osservando con ischiettezza quel che ha lasciato il mare nelle montagne di Messina e ne gli altri luoghi sopraccennati, anzi per tutto.


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La vana speculazione disingannata dal senso
di Agostino Scilla
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