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      VI. Le dette pietre, nell'aumento che ho cennato, non s'avanzano per larghezza ma divincolano i giri per altezza, come per necessità devono crescere per istabilire il vero disegno dell'animale che prima, quasi di basso rilievo, mostrano perfettamente.
      VII. Ingrossati i detti opercoli, non solamente s'accostano più e più alla figura, ma anche al colore del guscio dell'animale.
      VIII. Ne gli opercoli de gli animaletti piccoli della stessa spezie, che pure sono piccolissimi, cade la medesima osservazione che ne gli altri; e ne ho veduto di quelli piccoli d'un medesimo giro in grandezza, piani, alquanto ingrossati e grossi.
      IX. Non si troverà animale in tempo alcuno, con l'opercolo che intendo di maggior grandezza; perciocché giunto ad un tal segno, cede il luogo ad un'altro che se ne genera.
      X. Il disegno, cioè quella linea spirale esteriore de' detti opercoli, rappresentante l'animale, non è mera pittura estrinseca ma penetrante il corpo, dentro del quale si raccoglie e si dilata in giro, secondo la necessità d'una linea che deve in quel solido prescrivere e descrivere l'animale.
      XI. La detta linea spirale e di fuori e di dentro s'involge, e si raggira con tanti circoli con quanti l'animale il proprio guscio determina.
      XII. Rotti molti opercoli, ho scorto, con l'aiuto dell'occhialino, varia sostanza abbracciata da' giri che sono di diversa; che per me una sarà per apparecchio della carne, l'altra appartenente al guscio.
      XIII. M'ha mostrato qualche speranza di buon successo nel proseguire questa fatica l'avere inteso ultimamente dalla bocca dell'Eccell.


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La vana speculazione disingannata dal senso
di Agostino Scilla
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