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      E ciò ha fatto il diligentissimo signor Heis. Per l’Emisfero Australe la cosa è irrimediabile, avendo quei gruppi i nomi originali dati da Lacaille e dai primi navigatori.
      In varie epoche si è cercato di collegare tra loro le figure delle costellazioni e formarne una specie di epopea celeste. I greci come vedemmo tutto empirono delle loro favole, e vi perpetuarono gli eroi della impresa del Vello d’oro o Argonauti, il che è prova novella dell’essere recente l’epoca di tale imposizione di nomi. Ovidio colle sue vivaci fantasie riuscì ad ajutar la memoria per molti gruppi: li gnostici (a quanto asserisce il pseudo-Origene) nelle Costellazioni estive vollero riconoscere un drama sopranaturale, forse derivato dagli Egizii. Per essi la costellazione di Ercole, che gli antichi rappresentavano (come dissi) per una persona inginocchiata, era figura dell’umanità che genuflessa avanti all’emblema del grande spirito (il Dragone) implorava l’immortalità simboleggiata nella Corona. Se non che questa gli veniva rapita dall’invidioso Serpente, e questo a sua volta veniva dal redentore (il Serpentario) strozzato e calpestato nel gran mostro lo Scorpione, di cui il Serpente era un continuazione. Ma tutte queste sono cose per lo meno tanto inutili quanto le favole dei Greci. Andarono similmente falliti i tentativi di introdurvi i personaggi del Cristianesimo, e restò il campo alla mitologia e per ora non vi è disposizione a far cambiamenti.
      Del resto tale distribuzione del cielo, direi quasi, in provincie, non ha nessun serio interesse per gli astronomi, giacchè la posizione di ciascuna stella quando si vuole con precisione è sempre indicata colle coordinate di Ascensione retta e Declinazione, col che si toglie ogni equivoco, e i nomi delle Costellazioni servono solo per abbreviare le indicazioni e aiutare la memoria.


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Le stelle
Saggio di astronomia siderale
di Angelo Secchi
Editore Dumolard Milano
1877 pagine 362

   





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